I bambini sono felici d’imparare quando la tecnica non è il fine ultimo dell’apprendimento ma un mezzo per poter giocare insieme. Nei giochi, ad esempio, l’obiettivo non è sapere le regole ma usarle per divertirsi con i compagni di scuola o con gli amici. Nello sport lo scopo dell’allenamento non è svolgere un esercizio ma partecipare ad una gara divertendosi. A scuola, infine, ai bambini viene chiesto di imparare a leggere, scrivere e contare per poi studiare e svolgere le consegne in autonomia.

A volte capita che l’acquisizione degli strumenti e della tecnica sia talmente problematica da non consentire il raggiungimento degli obiettivi e, dunque, un iter di apprendimento sereno.

Nella lettura, il riconoscimento dei grafemi si trasforma in un compito troppo arduo ed una carente abilità di decodifica impedisce l’accesso al contenuto.

Nella scrittura le difficoltà di memorizzazione ed utilizzo delle regole ortografiche generano frustrazione e senso di inadeguatezza; la rievocazione dei pattern motori relativi ai vari grafemi risulta talmente complessa da costringere il bambino a concentrarsi solo sulla loro forma e non sul contenuto che essi devono veicolare. A livello grafo-motorio, poi, il controllo del tratto può risultare così difficile da impedire la normale compilazione di una pagina di quaderno.

Lo spazio e le proporzioni, infine, sono concetti astratti ed impegnativi che, molto spesso, non sono tenuti nella giusta considerazione nelle prime fasi dell’apprendimento della letto-scrittura.

Tali difficoltà si traducono spesso in una diagnosi che non lascia spazio ad interpretazioni: dislessia, disortografia e disgrafia sono parole sempre più presenti nel vocabolario quotidiano di genitori, insegnanti e personale specializzato. L’inquadramento diagnostico, molto spesso tardivo, getta nello sconforto le famiglie che, da un lato sono sollevate nel dare un nome alle difficoltà del bambino, dall’altro sono alla continua ed ansiosa ricerca di strumenti efficaci che gli consentano di superare gli ostacoli con serenità ed un buon livello di autonomia.

L’alleanza terapeutica che si crea tra la famiglia ed il terapista è di fondamentale importanza per il superamento delle difficoltà ed il raggiungimento di obiettivi soddisfacenti. E’ prioritario che l’intervento del terapista sia centrato sulle competenze del paziente piuttosto che sulle sue carenze e che gli strumenti proposti siano utilizzabili sia in sede di terapia che a casa e a scuola. Partire dai punti di forza del bambino per consentirgli di esplorare con serenità i punti oscuri dell’universo dell’apprendimento è basilare; per far sì che questo approccio abbia successo, è necessario che gli strumenti proposti siano personalizzati, accessibili e fruibili.